Come per l’enantiosemia, anche la polirematica… non è una malattia. Una polirematica è un’espressione fissa formata da una combinazione di parole non scomponibile. Costituisce una unità di significato autonoma: è, quindi, per dirla con un termine specialistico della linguistica, un lessema.
Il significato della polirematica è autonomo, in quanto non è mai la somma dei significati delle singole parole ed è ovviamente diverso rispetto a quello originario e delimitato dei singoli termini che la compongono. La polirematica definisce un concetto o un oggetto ben precisi e lo fa attraverso un’espressione linguistica il cui significato è più complesso delle semplici parole che la costituiscono e frutto del legame specifico tra di esse e del senso che costruiscono.
La polirematica funziona e si comporta come una parola singola, pur essendo composta da più termini separati. Spesso ci si riferisce a una polirematica chiamandola “parola polirematica”, per accentuare questo aspetto, il suo avere valore di parola¹.

Sono esempi di polirematiche le espressioni anno luce, alta moda, banca dati, carta da lettera, caso da manuale, colonna sonora, luna di miele, freddo cane, parola chiave, pollice verde, reazione a catena, scuola guida.
Da dove nasce il fenomeno
Le parole possono stabilire tra loro rapporti di varia specie. Uno di questi è la solidarietà lessicale², o preferenza semantica. In base a questa proprietà, le parole richiamano altre con cui si abbinano dal punto di vista del significato. In altri termini, la scelta e il significato di una parola dipendono da quella con cui si trova in combinazione. A volte la scelta è obbligata (combinazione ristretta), a volte esistono più scelte appropriate (combinazioni ricorrenti) e si seleziona quella “giusta” per la frase e gli scopi comunicativi da soddisfare.
Le polirematiche sono un esempio di solidarietà lessicale. Nella fattispecie, sono combinazioni fisse di parole: una volta formato il lessema, le parole componenti non si possono sostituire o modificare tra loro (per esempio, cambiandone l’ordine o mettendoci un sinonimo), perché è da quella specifica unione di termini che deriva il significato che hanno e che intendiamo.
Le polirematiche sono solo nomi?
Le polirematiche appartengono a diverse categorie lessicali. Ci sono polirematiche che hanno la funzione di nome, altre di verbo, altre ancora sono aggettivi e avverbi.
Vi sono, infine, anche pronomi, congiunzioni e interiezioni polirematiche.
Perché dobbiamo usare le polirematiche?
La quota di polirematiche nell’italiano odierno è rilevante³: su circa 360.000 lemmi e sottolemmi totali, si calcolano all’incirca 130.000 sottolemmi polirematici. E anche se la maggior parte appartiene alla sfera dei linguaggi tecnico-specialistici, la quantità di polirematiche che possiamo usare resta molto alta.
Le polirematiche sono, per chi scrive e parla, indicatori e frutto di proprietà di linguaggio. Ci aiutano ad ampliare il nostro personale vocabolario e a scegliere il lessico più adatto per esprimerci in ogni situazione.
Capire queste espressioni, inserirle nei nostri discorsi e usarle con scioltezza è importante per migliorare la nostra capacità di comunicazione e di comprensione dei testi.
¹per lo stesso motivo, la polirematica è chiamata anche lessicalizzazione.
²La solidarietà semantica è la capacità di individuare e accoppiare il verbo col suo complemento oggetto, il sostantivo con l’aggettivo più adatto, l’avverbio col suo verbo. È una questione di comprensione del significato e di come si legano i significati tra loro.
³fonte: De Mauro nel GRADIT