In uno dei primi post del blog, vi parlavo di neologismi e di come spesso provengano dalla pubblicità. In quel pezzo vi proponevo scioglievolezza, un termine dolce, morbido, che scorre (nonostante la presenza del gruppo gl-) liscio, scivolando leggero nella frase e nei pensieri. In questi giorni, leggendo un articolo, mi sono di nuovo imbattuta in un neologismo pubblicitario coniato qualche anno fa, l’aggettivo “inzupposo”.
Ma non esisteva già inzuppabile?
Il verbo inzuppare esiste. Ed esiste già un aggettivo, inzuppabile, col significato di “che si può inzuppare”, “che è adatto ad essere inzuppato”.
Perché, allora, il neologismo? Inzupposo nasce per indicare un biscotto di pasta frolla, un impasto friabile ma di per sé non particolarmente (appunto) inzuppabile, che è, invece, adatto ad essere ammollato nel latte, nel thè o nella cioccolata, ammorbidendosi piuttosto velocemente ma senza sbriciolarsi.
Si può inzuppare il pane, il pan biscotto, una fetta biscottata, una fetta di dolce, un biscotto: sono tutti inzuppabili, ma non sempre sono inzupposi, cioè non sempre mantengono la caratteristica di essere corposi e di non rompersi dopo essere stati intinti nel liquido. Inzupposo, in sostanza, mette insieme e racchiude in un unico aggettivo i concetti di morbidezza, di solidità e di struttura.
Come è stato possibile inventare questo neologismo?
I neologismi si formano principalmente per:
– Derivazione
– Composizione
– Mescolanza
– Innovazioni di significato (neosemie)
Inzupposo è un aggettivo che si ottiene per derivazione, mediante l’aggiunta del suffisso -oso. Il suffisso -oso indica la presenza della qualità, della caratteristica o della condizione espresse dal termine da cui derivano. Indica anche pienezza, abbondanza di ciò che è indicato dalla parola di base.
Il termine inzupposo è stato molto criticato e bollato da tanti come una trovata pubblicitaria effimera ed estemporanea. Qualcuno ne ha contestato l’uso, ricordando che esiste già inzuppabile. Per quanto mi riguarda, è un aggettivo fresco e rotondo che ben si adatta a un dolce che intinto nel tè, nel latte, nella cioccolata, in una tisana, assorbe alla perfezione il liquido, senza eccesso, rimanendo consistente ma morbido e profumato. Lo stesso, per estensione, se si trattasse di un pane da immergere nel brodo o in una passata di verdure. È un termine che dà un senso di gioia.
Entrerà nel dizionario?
Entrerà nel dizionario? Questo dipende esclusivamente dall’uso. Una volta coniata, se la parola riesce a diffondersi tanto da diventare comune e non più percepita come “strana”, allora i lessicografi, compiute le necessarie valutazioni e verifiche, la inseriscono nel dizionario e diventa ufficialmente una parola della lingua corrente.