Che cos’è un dittongo?
Che cos’è un dittongo? Da quali fonemi è formato? Quando è ascendente e quando discendente? Scopriamolo nel post di oggi.
Il dittongo è l’unione di due suoni formata da due vocali, delle quali una è una i o una u, che si susseguono e che sono contenute nella stessa sillaba. Le vocali del dittongo si pronunciano insieme, con una sola emissione di voce.
Il dittongo è sempre e solo costituito da una i oppure da una u unita ad altra vocale – che è il nucleo della sillaba. La i e la u sono sempre atone, mentre la vocale nucleo della sillaba può essere tonica o atona. Il termine viene dal latino tardo diphthongus, a sua volta dal greco diphthongos, che significa «a due suoni».
In molti testi, si precisa che la i e la u, poiché si appoggiano a un’altra vocale, si comportano come una consonante e per questo motivo sono dette semiconsonanti. In realtà non è così: si deve guardare alla posizione che occupano nel dittongo. Se la i e la u precedono la vocale sillabica, corrispondono a semiconsonante (palatale la i, velare la u) e si indicano con i segni /j/ e /w/. Se, invece, la seguono, corrispondono a una semivocale, e si indicano con i segni /i̯/ e /u̯/. Nel primo caso, il dittongo è ascendente, nel secondo, discendente. Andiamo a vedere meglio questa distinzione.
Il dittongo ascendente
Sono dittonghi ascendenti quelli formati dalla i e dalla u semiconsonanti in prima posizione all’interno della coppia di lettere. Sono dunque ascendenti i dittonghi:
- ia, ie, io, iu
- ua, ue, ui, uo
Parole che contengono dittonghi ascendenti, per esempio, sono:
- piano, aria, cielo, fieno, unione, piovere, fiore, piuma
- sguardo, tregua, duemila, questo, sèguito, guidare, frastuono, uovo
In un dittongo ascendente, la vocale sillabica, che costituisce, cioè, il nucleo, è la vocale in seconda posizione. La semiconsonante è, di conseguenza, asillabica, ovvero, non ha, come detto, ruolo di vocale e non fa parte del nucleo (abbiamo visto le varie parti della sillaba nel post di qualche giorno fa). Questo significa che un dittongo ascendente, di norma, origina una sillaba APERTA: termina per vocale ed è priva di coda.
Nei dittonghi ascendenti, la sonorità aumenta passando dal primo elemento al secondo.
Il dittongo discendente
Sono dittonghi discendenti quelli formati dalla i e dalla u semivocali in seconda posizione all’interno della coppia di lettere.
Sono dunque dittonghi discendenti:
- ai, ei, oi, ui
- au, eu
Esempi di parole che contengono dittonghi discendenti sono:
- zaino, mai, seimila, lei, andrei, poiché, voi, quindi
- aumento, pausa, eufemismo, neutro
Questo significa che il dittongo discendente origina una sillaba che termina per approssimante (vediamo tra poco cosa significa esattamente questo termine). Le sillabe che finiscono con una approssimante sono classificate come CHIUSE (analogamente a quanto accade con le sillabe che si concludono con una consonante). La i e la u sono la sua coda.
In un dittongo discendente la sonorità diminuisce passando dal primo al secondo elemento.
La i e la u come approssimanti: il loro impatto sulla sonorità del dittongo

Le semiconsonanti e le semivocali formano un gruppo di suoni che fa parte di un particolare tipo di articolazione: le approssimanti. Si tratta di suoni prodotti con una articolazione rapida e quasi aperta (vi è appena un lieve restringimento del canale epilaringeo al passaggio del flusso d’aria emesso nel pronunciarle). Le approssimanti non sono mai prodotte da sole: necessitano sempre di una vocale alla quale appoggiarsi e con la quale formano, appunto, un dittongo.
Le approssimanti sono suoni più deboli¹ rispetto alle vocali. Hanno minor lunghezza, cioè una durata più breve, si articolano più velocemente e in modo più chiuso rispetto a una vocale. Per quanto riguarda il timbro, le approssimanti (sia le semivocali che ancor più le semiconsonanti) sono meno intense, cioè vengono percepite di meno.
Ecco perché le approssimanti possono occupare sia l’attacco (nel dittongo ascendente) sia la coda (nel dittongo discendente) della sillaba: hanno una sonorità meno intensa.
Il dittongo e la divisione in sillabe: lo divido oppure no?
I dittonghi sono formati da una semiconsonante e una vocale oppure da una vocale e da una semivocale in sequenza che appartengono alla stessa sillaba: questo significa che non posso mai spezzarli.
Il dubbio nasce perché si confonde il dittongo con lo iato. Il dittongo è sempre formato da una vocale e da una approssimante. L’approssimante non può stare e reggersi da sola, non è possibile pronunciarla separata dalla vocale, se non con uno sforzo notevole (è il fenomeno della dieresi, usato in poesia). Lo iato, invece, è composto da due vocali vicine che non si appoggiano l’una all’altra. Restano staccate e formano o appartengono a due sillabe distinte. Le vocali di uno iato si possono separare.
¹ma più forti rispetto a una consonante: richiedono più energia, perché la loro articolazione non richiede una vera e propria occlusione
Bravissima ✌?☺️⭐
Grazie!!!! ?
❤️❤️❤️❤️❤️
Come mai allora si ha nel primo canto della Commedia “guardAI in alto e vidi le sue spalle”? Se non si operasse la separazione a-i si avrebbe un accento in terza sillaba.
Buonasera,
benvenuto nel mio blog e grazie per aver letto il mio post sul dittongo.
Per quanto riguarda la tua domanda, la voce verbale «guardai» si divide in due sillabe: guar-dai.
Il dittongo -ai è un dittongo discendente, con la -i semivocale in seconda posizione, mentre il dittongo -ua è ascendente, con la -u semiconsonante in prima posizione.
Nei dittonghi è possibile separarne gli elementi con uno sforzo di pronuncia. Nel caso del dittongo -ai la semivocale -i diventa così una vocale e fa sillaba per conto suo. Tale separazione è detta dieresi. Va però marcata con due punti posti su di essa: ho controllato in entrambe le mie edizioni della Divina Commedia e non ho trovato che sia segnata. Vale perciò la divisione in sillabe che ti ho indicato.
Se hai altre domande da pormi, chiedimi pure, sono lieta di risponderti 😀
ma i dittonghi sono anche zio zie zia?
Buonasera Vanessa,
benvenuta nel blog!
In zio, zia non abbiamo dei dittonghi ma degli iati. Lo iato è l’incontro di due vocali che non formano dittongo e appartengono a sillabe distinte. Ognuna mantiene il suo valore di nucleo (o centro) sillabico. Ci sono diversi criteri per distinguere se si tratta di uno iato o di un dittongo. Nel caso che tu mi indichi, zio, zia, si considera l’accento. L’accento della parola cade sulla i, dunque la vocale i è tonica e forma una sillaba, distinta dalla successiva. Se provi a pronunciare la parola, sentirai che sono necessarie due emissioni di voce, una per sillaba. Siamo dunque in presenza di uno iato e la divisione in sillabe sarà zi-o, zi-a.