Scrivere è un’opera di estrazione

Scrivere è un’opera di estrazione: del senso e del significato e della forma più adatta a renderli. Dare forma alle idee e ai concetti molto spesso richiede anche la capacità di semplificare: è nel distillare ciò che si intende davvero dire, sgravandolo dalla complessità, dai troppi giri di parole e da voli pindarici atterrati sulle piste sbagliate, che lo si fa arrivare chiaro e comprensibile al lettore.
È lavoro di estrazione a monte: le idee possono essere nascoste. Soprattutto, amano farsi cercare. E questo le rende ancora più preziose e di valore. Ed è anche un lavoro di estrazione a valle: la conclusione deve arrivare puntuale, sulla base di tutto ciò che si è pianificato e inteso di dire. Il testo converge, per sua natura, a un punto: la chiusura finale.

Quanto è faticoso estrarre? All’inizio molto, se si dimentica che scrivere un testo, anche quando è il più formale o tratta argomenti importanti e solenni, è un po’ una magia. No, niente incantesimi, anche se la scrittura è spesso incanto, fascino. Per magia intendo una profonda sintonia col testo. Scrivere è un gioco d’armonie, una corrispondenza di essenze, da far percepire al lettore.

Scrivere grammaticando

Appassionata, da sempre, di grammatica, con una romantica preferenza per la linguistica, mi occupo di scrittura, di revisione di testi e di progettazione di piani editoriali. Blogger da tempo immemore, curo i miei siti personalmente con molto amore e tanta passione. Ho fatto mia la frase di Wislawa Szymborska: «Tutto a questo mondo si distrugge per il continuo uso, tranne le regole di grammatica».

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