Scrivere è un’opera di estrazione
Scrivere è un’opera di estrazione: del senso e del significato e della forma più adatta a renderli. Dare forma alle idee e ai concetti molto spesso richiede anche la capacità di semplificare: è nel distillare ciò che si intende davvero dire, sgravandolo dalla complessità, dai troppi giri di parole e da voli pindarici atterrati sulle piste sbagliate, che lo si fa arrivare chiaro e comprensibile al lettore.
È lavoro di estrazione a monte: le idee possono essere nascoste. Soprattutto, amano farsi cercare. E questo le rende ancora più preziose e di valore. Ed è anche un lavoro di estrazione a valle: la conclusione deve arrivare puntuale, sulla base di tutto ciò che si è pianificato e inteso di dire. Il testo converge, per sua natura, a un punto: la chiusura finale.
Quanto è faticoso estrarre? All’inizio molto, se si dimentica che scrivere un testo, anche quando è il più formale o tratta argomenti importanti e solenni, è un po’ una magia. No, niente incantesimi, anche se la scrittura è spesso incanto, fascino. Per magia intendo una profonda sintonia col testo. Scrivere è un gioco d’armonie, una corrispondenza di essenze, da far percepire al lettore.